Informazioni
- Datazione: 1912-1995
- Luogo di nascita: Possagno (Treviso) (Veneto)
- Note biografiche: Eros Sequi (Possagno, 15 ottobre 1912 – Belgrado, 31 maggio 1995) è stato un poeta, scrittore, storico della letteratura e linguista italiano, che assunse la cittadinanza jugoslava dopo la seconda guerra mondiale. Alto dirigente dell'Unione degli Italiani dell'Istria e di Fiume, si batté per l'assegnazione della Venezia Giulia e dell'Istria alla Jugoslavia, coordinando e dirigendo una serie di epurazioni politiche contro gli appartenenti alla minoranza italiana. Defenestrato a sua volta, si trasferì dapprima a Zagabria ove fu ordinario di Letteratura italiana presso la locale università, e infine a Belgrado, titolare della cattedra di Filologia.
Di padre sardo (Giovanni) e madre veneta (Ida Dalla Valle), ancora bambino si trasferì in Toscana, dove rimase fino al compimento degli studi universitari presso la Scuola Normale Superiore di Pisa ove si laureò nel 1935 con una tesi dal titolo "Tracce culturali e valore religioso negli inni omerici". Insegnò lingua e letteratura italiana a Rodi e Kalymnos (nell'allora Dodecaneso italiano)[1], e più tardi nel liceo classico di Potenza. A metà degli anni '30, quando era residente a Lucca, si sposò con un'insegnante di pianoforte di Pietrasanta, da cui ebbe due figli. In seguito fu lettore di italiano in Bulgaria e a Zagabria, dove ricoprì anche il ruolo di direttore dell'Istituto italiano di cultura[2]. Dopo la capitolazione dell’Italia si unì ai partigiani jugoslavi. La moglie e i figli seguirono Sequi negli spostamenti fin quando decise di unirsi ai partigiani, allorché fecero ritorno in Italia dai parenti; ma a guerra conclusa Sequi rimase in Jugoslavia, abbandonando la famiglia di origine e legandosi sentimentalmente all'attivista e giornalista Etta Sanzin "Dale", che morì prematuramente all'inizio degli anni Cinquanta. Nel 1956 conobbe una pianista e clavicembalista della Voivodina, che gli fu compagna per il resto della vita: dal 1959 alla sua morte vissero insieme nella casa di Belgrado.