Informazioni
- Datazione: 1930-2020
- Luogo di nascita: Sedegliano, Friuli
- Lingua madre: friulano
- Note biografiche: Angelo Michele Pittana, ingegnare laureato alla Normale di Pisa, fu poeta, scrittore e traduttore. Visse e lavorò per lungo tempo in Svizzera, acquistandone la cittadinanza. Per molti anni fu decano dell’Union dai Scritôrs Furlans, e curò la pubblicazione del suo periodico “Gnovis pagjinis furlanis”. Negli anni di residenza in svizzera ebbe modo di avviare importanti contatti e rapporti con i Ladini del Cantone dei Grigioni, soprattutto dell’ambiente letterario. Ne troviamo testimonianza nelle "Letaris dal Lasimpon", una rubrica pubblicata su "Int Furlane", e nel saggio "I Retoromanci oggi: Grigioni, Dolomiti, Friuli". Amante della propria terra d’origine, si è sempre prodigato per la valorizzazione della marilenghe, tenendo corsi di lingua e letteratura friulana e curando numerose traduzioni in friulano, oltre a firmare svariati articoli, recensioni e saggi su riviste nazionali ed internazionali. Autore di numerose opere tecniche, fu però soprattutto un raffinato poeta, guadagnandosi un posto in tutte le antologie di letteratura friulana.
Altra nota biografica
Con la morte, avvenuta ieri, [11/1/2005] di Angelo Maria Pittana, poeta, narratore, traduttore, friulanista, per un ventennio decano dell' Union Scritôrs Furlans, il mondo letterario e intellettuale del Friuli perde uno dei suoi protagonisti più rilevanti e più riservati. Agnul di Spere(è col suo nom de plumeche lo saluteremo), nato nel 1930 a Sedegliano, dopo essersi laureato in ingegneria civile a Pisa svolse la sua attività lavorativa a Locarno, in Svizzera: ma oltre alla professione, onorata con la competenza e la dedizione, coltivò la passione per la cultura, e per quella friulana in particolare, sino dagli anni del collegio, come ha scritto Carlo Sgorlon, che gli fu compagno, nel presentare Il sît di Diu(1983), ricordando che l'esordio letterario – in italiano - di Pittana era avvenuto nel clima del dopoguerra, allorché la letteratura americana spalancava alla nostra asfittica orizzonti di libertà. E fu guardando al mondo, all'Europa soprattutto, che egli specchiò la storia, la lingua, l'anima del Friuli: ne sono frutto cospicuo le traduzioni da romanzieri (Hemingway, per esempio: Le nevi del Kilimangiaro) e poeti (Prévert, Hikmet, Jimenez, Neruda, Dylan); assai più che un esercizio linguistico, come ha rimarcato Gianfranco D'Aronco: «Ci troviamo di fronte a un Friuli nel mondo, nel quale mondo l'emigrante o il viaggiatore (scrittore o personaggio) compenetra, disposto e anzi pronto allo scambio di esperienze, a una osmosi di culture». Friulano e cittadino del mondo, Pittana sapeva guardare con uguale freschezza e con pari emozione agli altri paesi come al proprio: investendo quelli d'amore, questo di rinnovato stupore.